C’è stato un tempo in cui del miele non importava granché a nessuno e al massimo lo si scioglieva nel latte caldo quando qualcuno stava male. Ancora oggi le nostre conoscenze su questo straordinario prodotto si esauriscono spesso in poche informazioni generiche: è fatto dalle api, ha il colore dello zucchero caramellato, è fluido, dolce e appiccicoso.
Per saperne di più c’è “Il mondo delle api e del miele“, il nostro nuovo manuale firmato da Cinzia Scaffidi. A far da guida tra le pagine è una simpatica ape: inizia presentando se stessa e la sua numerosa famiglia e arriva a fornire, con l’aiuto di alcuni esperti, i consigli per scegliere il miele leggendo bene le etichette. Qui ve ne diamo un assaggio.
L’etichetta
Le indicazioni obbligatorie sono la denominazione, la quantità netta, il lotto di produzione, le informazioni sul produttore o confezionatore, il paese d’origine e la data di conservazione.
In aggiunta, secondo Diego Pagani, apicoltore biologico e presidente del Consorzio Nazionale Apicoltori sono questi gli elementi a cui presentare più attenzione:
- La presenza della parola “miele”. Se vedete solo cellette, api, fiori vari ma non c’è scritto da nessuna parte “miele” bisogna desistere. Può anche esserci l’indicazione “miscela di mieli” (per esempio miscela Ue-extra Ue), ma non è obbligatorio indicare le percentuali di ogni tipologia.
- Informazioni complete e particolareggiate. Significa che il produttore non ha nulla da nascondere, anzi vuole comunicare quanto più possibile.
- La presenza di loghi di associazioni e consorzi, o certificazioni di origine europee. È indice di controlli ed elemento di garanzia.
- Certificazione biologica. Anche nel caso in cui si acquisti da un hobbista – che non deve per legge far analizzare il miele prima della commercializzazione – comunque sta a indicare che ci sono stati dei controlli in azienda.
- Il prezzo. Il miele italiano, a quale viene riconosciuta una qualità superiore, ha mediamente prezzi più alti. In base all’origine floreale il prezzo al dettaglio varia da 12 euro al chilo per quelli più comuni e meno complicati da produrre (come il millefiori) a circa 35 per i più rari. Naturalmente si può pagare di meno se si acquista direttamente in azienda.