Nonostante la primavera in questi giorni titubi, con temperature decisamente al di sotto della media, la scorsa settimana invece faceva il caldo giusto, forse pure troppo. Tutto questo significa che oggi la parola chiave al mercato è abbondanza: merci in buone quantità e soprattutto “centrate” per la seconda metà di aprile.
Fragole e asparagi in tutta la Penisola
I prezzi scendono e, come si presagiva, gli asparagi hanno dimezzato i prezzi. Sono raccolti a pieno ritmo su tutto il territorio nazionale e costano tra i due e i tre euro al mazzetto da mezzo chilo. Anche le fragole hanno avuto il loro giovamento dal caldo, tanto che si sono iniziate a raccogliere nel Roero, la zona di produzione più a nord del Paese. I prezzi in questo caso però possono variare molto: i cestini da duecentocinquanta grammi provenienti dalla Basilicata possono costare la metà di quelli delle fragole roerine. Sta al consumatore decidere: pagare meno e farsela andare bene o sacrificarsi un po’ in nome della freschezza del prodotto e della sostenibilità in termini di trasporti e logistica?
L’onda dei rincari
La risposta ci pare scontata, anche perché in questi tempi di guerra e di inflazione galoppante i prezzi dell’ortofrutta e del cibo in generale aumentano in funzione di quanto l’alimento è stato “lavorato”. Carburanti e materie prime come plastica, legno, carta e cartone hanno raggiunto vette del 300% di aumento e questo è ciò che incide più di tutto. Non è il cibo che è caro, sale il costo del viaggio, dell’imballaggio, del passaggio di mano in mano. Ogni trasferimento in un centro di smistamento, fino al banco del mercato o del supermercato, comporta un rincaro. Per cui è normale che la gente si stia orientando sempre di più verso i prodotti sfusi e privi di confezioni.

Locale è meglio
Cibi locali dunque: buoni, freschi e sostenibili, che non fanno sentire troppo il peso dell’inflazione. Del resto, parliamo sempre di merce che consumiamo in quantità relativamente modiche: su cento grammi di una porzione l’incidenza è sempre di pochi centesimi, per cui non andremo certo in rovina, al netto di mangiare sempre qualcosa di qualità e che ci faccia bene. Per cui oggi il consiglio è quello solito, ovvero di scandagliare bene i mercati contadini, cercare il meglio e non “risparmiarsi”: sarà comunque un affare sotto tutti i punti di vista.
Carlo Bogliotti, c.bogliotti@slowfood.it
Da La Stampa del 23 aprile 2022
2 commenti
D’accordo sui prodotti a km zero il più vicini al mercato contadino, sfusi e freschi che durano di più riducendo sprechi.
Grazie mille del commento Laura, siamo proprio sulla stessa lunghezza d’onda. Comprare locale è sempre una buona scelta.