Qualche giorno fa ha colpito la nostra attenzione un meme sui social networks. Era la foto di due ciliegie per terra sul marciapiede e la didascalia che recitava: «Ho appena trovato 20 Euro!». Non è l’unico segnale che sia diffusa la convinzione che le ciliegie siano molto care quest’anno, anche alcuni articoli di giornale hanno infatti sottolineato “il problema”. In realtà è un problema che non esiste, perché le drupe rosse tipiche di giugno non sono mai costate così poco come adesso.
Ne abbiamo già accennato la settimana scorsa su queste righe, ma di fronte a certi segnali è bene ribadirlo. Il fatto è che per motivi meteorologici (siccità soprattutto) la stragrande maggioranza delle ciliegie prodotte nel 2022 non sarà di calibro grande. Sono tutte piccole e pochissime di taglia media. Le grandi sono una rarità assoluta, ma tutti le vogliono, chissà perché, e sono disposti a pagarle qualsiasi cifra. Si superano abbondantemente i dieci euro al chilo in questo caso, ma non si può dire generalizzare. Le altre costano anche meno della metà, si trovano persino a tre o quattro euro al chilo, e va detto che non saranno bellissime ma non sono affatto male, anzi. Il fatto che abbiano goduto di poca acqua nel loro processo di maturazione le ha rese, diciamo, più “concentrate” e dal gusto molto interessante. Più zuccheri in meno spazio significa più dolcezza. Quindi compratele senza esitare e non lamentatevi del prezzo.
Per il resto, possiamo dirvi che sono arrivate sui banchi le prime pesche decenti dell’anno, alcune pure molto buone. Sono prodotte prevalentemente nel Sud Italia, a pasta bianca o gialla, e ci sono anche le tabacchiere (foto sotto), quelle schiacciate e molto dolci. Al Nord ci vorrà ancora un po’ per avere le pesche locali, come ci vorrà tempo per le pesche dal buco incavato emiliane e quelle nel sacchetto di Leonforte in Sicilia, due Presìdi Slow Food che maturano a fine agosto e oltre. Si tratta di varietà tardive. Ma, per il momento, se abbiamo voglia di diversificare un po’ la frutta a tavola, sempre utile a combattere l’afa, abbiamo quest’opzione in più di provenienza nazionale.

Segnaliamo, infine, che hanno fatto la comparsa i primi fichi e la prima uva da tavola bianca, coltivata in Sicilia sotto teli che la proteggono un po’, ma è troppo presto per goderne. L’estate sarà lunga e piena di buoni frutti da mangiare al momento giusto, ovunque. Restiamo pazienti.
Carlo Bogliotti, c.bogliotti@slowfood.it
Da La Stampa dell’11 giugno 2022
3 commenti
Confermo! Sono un piccolo produttore Slow di ciliege pugliesi. Negli anni siamo stati indotti ad inseguire varietà sempre piu performanti sia dal punto di vista della croccantezza ( e questo ci può stare..) che del calibro con la convinzione che la gente compra con gli occhi prima che col palato.
Il punto è che questo ci ha consegnati via via all’abbandno delle varietà piu autoctone ma soprattutto ci obbliga a un maggior dispendio di acqua e all’utilizzo di prodotti fertilizzanti adeguati per non scendere al di sotto di un calibro 32mm. è una corsa che non conosce sosta….il mercato chiede sempre di piu e paga sempre meno (almeno ai produttori) .
Quando arriverà il momento di capire che piccolo è meglio?
Grazie per la sua testimonianza, Vincenzo. Speriamo presto… intanto cogliamo ogni occasione per ribadirlo.
Buongiorno, che varieta di ciliegia è quella a bacca bianca e rosso chiaro con una consistenza croccante che
oggi è molto difficile trovare, solamente nel caso di qualche proprietario di un giardino privato dove tiene una o più piante di questa varietà.
Ricordo che da bambino si trovavano sul mercato, oggi è molto difficile specialmente a Milano e se si trovano
sono molto care.