La crisi idrica che sta colpendo in modo grave tutta l’Italia ha forti ripercussioni sull’agricoltura, ovviamente, che utilizza il 70% delle nostre risorse per la produzione di cibo. Meno acqua è utilizzata per i vegetali, molta più per gli animali, ma ora siamo messi male per tutti. Le verdure cominciano a scarseggiare, a “bruciarsi” con le alte temperature e a non poter essere irrigate. Anche le insalate, che di solito sono sempre disponibili copiose, stanno entrando in crisi.

Pensate che il cuneo salino, cioè la risalita del mare con acqua salata alla foce di un fiume, sta invadendo sempre di più il Po, brucia letteralmente i terreni circostanti (i più produttivi), non si può usare per irrigare e sta anche penetrando nelle falde acquifere. Per cui è lapalissiano che tutte le verdure abbiano subito aumenti di prezzo in questi giorni.

Si è però salvata in parte la frutta, o meglio quelle tipologie che non patiscono troppo il caldo e che, anzi, se avvantaggiano migliorando e abbondando. Per esempio le albicocche, che ormai sono tantissime a prezzi a partire da un euro e cinquanta al chilo, ma soprattutto meloni e cocomeri. I meloni, in particolare, diventano dolcissimi: anche con un solo euro al chilo si possono comprare buoni, ma con un po’ più di investimento si acquistano dei veri capolavori. Dovrebbero già anche esserci i primi antichi meloni reggiani del Presidio Slow Food (in foto), che abbiamo citato un paio di settimane fa, visto che con il caldo che fa la stagione di ogni prodotto è in anticipo.

La cosa vale decisamente per i primi fichi, i cosiddetti fioroni provenienti in grandissima parte dalla Puglia. È un po’ la novità del mercato nazionale oggi e grazie alle condizioni meteo vanno bene per un acquisto. Questi fioroni dalla polpa bianca, infatti, di solito sono considerati una seconda scelta non paragonabile per gusto e intensità a i fichi pienamente estivi o tardivi. Una primizia meno buona che normalmente, in quanto tale, è molto costosa. Oggi no: hanno anticipato, ce ne sono tanti e le temperature altissime, unite alla mancanza d’acqua, ne hanno favorito una concentrazione zuccherina altissima. Una cosa particolare, che di solito non succede ma che temiamo dovremmo abituarci ad affrontare: il cambiamento climatico è sempre più sotto i nostri occhi e nelle nostre vite, quindi facciamo tutto quello che possiamo, anche nel nostro piccolo si può agire per combatterlo.

Carlo Bogliotti, c.bogliotti@slowfood.it
Da La Stampa del 18 giugno 2022