Oggi, visto che le notizie dai mercati non sono diverse dalle scorse tre settimane (ovvero tanti prodotti di ogni categoria a prezzi bassi), proviamo a raccontarvi la storia di un paradosso bello grosso. Quando domanda, offerta, percezione del cliente, import-export e condizioni socioeconomiche si mettono insieme possono davvero creare casi strani. 

Prendiamo per esempio gli ananas e le patate. Ma che c’entrano? Gli ananas sono ovviamente tutti importati da lontano e queste operazioni sono gestite a livello internazionale come se la merce fosse una commodity qualsiasi. Ogni sei mesi si pianificano gli acquisti per i sei successivi e si “indica” dunque a i produttori quanto a loro volta dovranno programmare di poter raccogliere. Bene, nei correnti sei mesi è stato deciso che si sarebbe importato un 30% in meno di ananas in Italia, perché si presagiva una domanda debole. Ma non si era calcolato che il clima di incertezza, la guerra in Ucraina, i rincari di gas ed elettricità hanno indotto un cambio di paradigma nella testa del consumatore. L’ananas è sempre stato percepito come un prodotto “di lusso”, anche perché una volta un chilo ne costava come tre di mele. Questa percezione non è cambiata. Dicevamo: 30% per cento di prodotto in meno. Per le leggi del mercato ci si sarebbe aspettati un rincaro del prodotto rispetto all’anno scorso, e invece questo non è accaduto. Anzi, gli ananas si trovano al supermercato a 99 centesimi al chilo o comunque poco più. La maggioranza delle persone, anche se costano poco, non li compra perché continua a sentirlo come un lusso da concedersi, uno strappo alla regola che si può solo fare in periodi di “vacche grasse”. 

Al contrario, alle patate non soltanto non si rinuncia, ma c’è una corsa all’acquisto, perché ritenute una sorta di bene primario e poco costoso da mangiare di più quando ci sono pochi soldi. Questa domanda insistente ha fatto sì che oggi le patate costino più dell’ananas, e infatti partono da un euro e trenta/cinquanta al chilo.  Una cosa che viene da un altro continente, con costi di trasposto ed ecologici pazzeschi, costa meno di ciò che c’è in ogni orto d’Italia.

Naturalmente non vogliamo consigliarvi di comprare l’ananas oggi. La frutta esotica lasciamola consumare altrove e piuttosto scegliamo sempre delle patate di qualità: ci sono così tante varietà in Italia che abbiamo anche dei Presìdi Slow Food, come la patata turchesa in Abruzzo e le patate di montagna dei Nebrodi siciliani. 

Carlo Bogliotti, c.bogliotti@slowfood.it
Da La Stampa del
 19 novembre 2022