Questa settimana una panoramica sui prodotti disponibili e i loro prezzi ci farà capire quanto Nord e Sud Italia si siano “avvicinati” tantissimo, come solo raramente accade. Intanto iniziamo col dire che i consumatori prediligono ancora in maniera importante l’ortofrutta della coda invernale, anche se siamo a maggio, e questo ne influenza i prezzi. Per esempio, i finocchi in una settimana hanno triplicato il loro costo e si comprano ancora molte delle ultime arance.
Con una domanda così poco “decisa” succede che le dinamiche siano piuttosto insolite. Anche perché sono saltate tutte le programmazioni agricole, per vari motivi. Dai disastri naturali in Emilia-Romagna alla poca pioggia nel basso Piemonte, dalla primavera calda al Nord e più fredda e bagnata al Sud. Ecco, per dire, le coltivazioni meridionali sono due settimane in ritardo rispetto al calendario che si era previsto, mentre in Settentrione siamo dieci giorni avanti. Ciò significa che molti prodotti di provenienza diversa si sovrapporranno, come le ciliegie. Questa settimana ai mercati generali si sono viste le prime italiane, dalla Puglia, ma anche le prime, pochissime, di Pecetto nel torinese. Vuol dire che tra sette giorni parleremo di ciliegie già disponibili a prezzi più bassi dei tipici da primizia, con il Nord in piena produzione a fare concorrenza al Sud. Saranno ancora alti, ma crolleranno all’improvviso, quando il mercato sarà letteralmente inondato.
È ciò che è successo agli asparagi, che per settimane sono stati poco convenienti per via dei ritardi climatici al Sud e oggi invece sono forse la cosa di cui più dovreste approfittare tra le bancarelle del mercato. Dal Lazio alla Maremma, da Altedo al basso Trentino, fino a Santena (per stare vicino alla sede de La Stampa) tutti raccolgono buone quantità, con la conseguenza che si trovano tranquillamente i mazzetti da mezzo chilo tra i due euro e cinquanta e i tre euro, anche con offerte da dieci euro per tre mazzi.
Tra i due e tre euro anche i primi meloni e angurie baby provenienti dalla Sicilia, poco per una primizia. Segnaliamo poi che finalmente ci sono le taccole, tra i sei e i nove euro al chilo, mentre per le fragole continua una congiuntura di sbalzi di produzione che ne tiene i prezzi alti: al chilo tra i sei e gli otto euro. È sempre più difficile leggere il clima per gli agricoltori, che erano soliti programmare bene per tenere prezzi stabili e guadagnare tutti mentre le maturazioni “salivano” la Penisola: dovremo abituarci a logiche nuove.
Carlo Bogliotti,
da La Stampa del 6 maggio 2023