Oggi ci sentiamo in dovere, e lo facciamo con estremo piacere, di tornare alla Romagna. Ora che si sono spenti i riflettori mediatici restano i danni, e il nostro continuo dialogo con produttori, osti e amici ce lo conferma purtroppo in maniera piuttosto drammatica. Le persone hanno disdetto in massa le vacanze da quelle parti, annullato prenotazioni ai ristoranti e alberghi, anche laddove non ci sarebbero problemi di sorta. Altre zone, come quelle collinari o dell’Appennino tosco-romagnolo, restano isolate e irraggiungibili, aziende, cantine, osterie della tradizione.

Da quelle parti, non dobbiamo spiegarvelo noi, si mangia benissimo e la terra (con il mare) dà frutti eccezionali, che siano piccole eccellenze o produzioni più grandi, come quelle di frutta e verdura. Che possiamo fare? Crediamo che oltre alle tante sottoscrizioni di denaro, compresa quella attivata da Slow Food proprio per la rete fragile di piccoli produttori e osti (qui l’Iban IT73B0326846040052904402311), ci siano anche delle azioni che si possono esercitare al momento della spesa, della scelta di un vino, del dove andare per un weekend gastronomico.

Quindi questo fine settimana (e non solo) comprate romagnolo, è un modo davvero utile e costruttivo di aiutare, ma soprattutto dare un segnale di speranza a chi ha visto scomparire letteralmente la propria azienda o un pezzo consistente di essa. Per esempio, vigne franate, vigne non raggiungibili per fare i trattamenti necessari, i mercati locali quasi scomparsi e poi pensate a chi fa il miele: se le api non sono morte sono scappate per sempre. Lanceremo una vendita en primeur di questi mieli, ma se intanto li trovate non esitate, o ordinateli on line.

Se andate in osteria o al ristorante, scegliete albana, sangiovese di Romagna, trebbiano o altri dei tanti vitigni che si stanno riscoprendo grazie a giovani e coraggiosi vignaioli. E se siete un ristoratore, enotecaro o appassionato (per esempio di vini “naturali”) andate convintamente alla scoperta di questa new wave di bravi produttori.

E infine, ma non per ultimi, i Presìdi: il sale di Cervia (le saline sono state gravemente danneggiate), la pera cocomerina, salumi e carni di razza bovina romagnola o dei maiali di mora romagnola, il buonissimo raviggiolo, formaggio dell’Appennino locale, ma non dimentichiamo nemmeno gli emiliani del carciofo di San Luca e della ciliegia moretta di Vignola, perché anche tanta acqua dall’alto può far danni. Bisogna comprare romagnolo, non c’è altro da aggiungere.

Carlo Bogliotti, da La Stampa del 10 giugno 2023