Oggi molti che sono soliti fare i loro acquisti al mercato contadino o nei sempre più frequenti banchi dei produttori locali nei mercati rionali, in alcune zone d’Italia avranno qualche brutta sorpresa. Prima che arrivi dall’Africa il caldo che ci terrà un po’ in ostaggio la prossima settimana, nei giorni scorsi hanno imperversato molti temporali di grossa entità, soprattutto accompagnati da abbondanti grandinate.
Lo diciamo dal Piemonte, dove abbiamo avuto alcuni tra gli esempi più dannosi del fenomeno atmosferico, ma la casistica ha toccato molte altre zone d’Italia, tra le quali, purtroppo, alcune tra Emilia e Romagna che già avevano patito le alluvioni. Parliamo di casistica perché qui c’è davvero di mezzo il caso. Due giorni fa eravamo in collina a Torino e sentivamo dietro di noi tuoni e fulmini, intravedevamo nubi nerissime: dove eravamo noi neanche una goccia di pioggia, dall’altro lato della collina in giù, fino alle Langhe e al Monferrato, veri disastri. Tant’è vero, per l’appunto, che per alcuni giorni non troverete i prodotti delle colline torinesi, delle zone limitrofe, del Roero e neanche delle colline votate al vino. Qui, se il Barolo e il Barbaresco paiono averla scampata, lo stesso non vale per i nebbioli del Roero e molta barbera monferrina. Speriamo che di qui in poi il tempo sia più clemente.
Quando avevano appena iniziato a esserci le albicocche, i ramassin e le pesche piemontesi, oggi dunque non ne troverete molte: dai contadini non ci saranno, perché la grandine spacca il frutto quasi maturo sulla pianta (se non lo fa cadere) e questo, danneggiato, inevitabilmente marcisce. Ci vorrà qualche giorno per un riassestamento. Le prugne del Roero, che saranno poi raccolte più avanti, anche loro purtroppo sono state danneggiate. Per i ramassin, per i quali si avvicinano molto le due settimane molto calde di raccolta nel saluzzese e in Valle Bronda (sede di un Presidio Slow Food), per fortuna il caso non ha fatto grandinare. Ci stiamo preparando alla scorpacciata tra sette giorni.

Carlo Bogliotti
da La Stampa del 1 luglio 2023
2 commenti
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