Da due settimane vi teniamo con il fiato sospeso per la “caduta” dei ramassin, le piccole susine violacee piemontesi (anche Presidio Slow Food in Valle Bronda) che precipitano dalla pianta quasi tutte insieme a luglio e vanno consumate in fretta. Ora rompiamo gli indugi: la prossima settimana sarà quella del crollo dei loro prezzi e le reti per raccoglierle saranno colme. Ma visto che è venti giorni che parliamo di un prodotto che si trova soprattutto in Piemonte, vogliamo fare pari e patta raccontandovi di un suo analogo, all’estremo opposto d’Italia e pienamente in stagione: le susine bianche di Monreale.
Anch’esse tutelate da un Presidio Slow Food, sono piccole, a buccia giallo chiara e dolcissime: una varietà si chiama sanacore, perché un’antica credenza le attribuiva anche valori curativi, l’altra si chiama ariddu di core (ovvero: seme a cuore) per la forma caratteristica del seme che richiama il cuore. La sanacore si raccoglie a partire dalla prima decade di luglio fino alla metà di agosto (quindi è il momento!), la ariddu di core invece è tardiva e particolarmente zuccherina: i frutti, che piegano fino a terra i rami degli alberelli, si raccolgono dalla metà di agosto fino ai primi di settembre ed esistono soltanto in un appezzamento antico in mezzo al cemento di Monreale. Davvero in via d’estinzione e da salvare.
Insieme alle coltivazioni, anche se le sanacore sono più diffuse, sono scomparse anche le susine “incartate” che riempivano in autunno le bancarelle dei mercati di Ballarò e della Vuccirìa. Con l’incartatura, praticata dopo la raccolta, le susine più tardive, proprio le ariddu di core, si conservavano fino a Natale. Le donne di casa confezionavano i frutti in lunghi salamini di carta velina, uno a uno, ben chiusi e legati con lo spago. Ogni salamino conteneva una decina di susine. Entrambe le varietà sono delicatissime: durante la raccolta è necessario manipolarle il meno possibile per non intaccare la pruina, ovvero la patina bianca che le ricopre (la stessa che hanno i ramassin), e non si deve staccare il peduncolo.
Per quanto riguarda la verdura e i prodotti più facili da reperire, invece, al mercato oggi buttatevi decisamente sui pomodori cuori di bue: pianta antica, resistente, che con il caldo produce tantissimo. Infatti, i prezzi sono crollati anche ben sotto i due euro al chilo. Con questo caldo, niente di meglio di una bella e “carnosa” caprese con una super mozzarella.

Carlo Bogliotti
da La Stampa del 15 luglio 2023
2 commenti
Mi piacerebbe conoscere il nome delle susine mostrate in foto in apertura dell’articolo.
In Campania ne abbiamo di molto simili, ma tutte con denominazione “locale”, quindi non riconoscibili.
Buongiorno signor Bruno, le susine mostrate in apertura dell’articolo sono proprio quelle bianche di Monreale, tutelate dal Presidio Slow Food. Se vuole approfondire, le lascio questo link: https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/susine-bianche-di-monreale/