A settembre siamo nel pieno della stagione dei fichi. Un frutto che non fa fiore (in Giappone si chiama ichijiku, vuol dire proprio “frutto senza fiore”), che nel Mediterraneo ha trovato un ambiente ideale per crescere vigoroso e praticamente sempiterno. L’etimologia rimanda alla fertilità femminile e, come la vite, la sua pianta ha nutrito miliardi di persone nei secoli, diventando simbolo di prosperità.
Se avete la fortuna di avere un orto con un po’ d’anni, un pezzo di terra o vivere nei pressi di un giardino di quelli non imbellettati ma creati tempo addietro, oppure vicino alla macchia, non c’è niente di più piacevole di raccoglierne uno ben maturo adesso, alla fine dell’estate, e godersi la sua dolcezza. I fichi più prendono sole e più diventano zuccherini, quasi estatici in bocca appena colti. Poi, perdono in fretta freschezza. Tra quelli più diffusi sul mercato italiano ci sono ora gli abruzzesi, che vanno consumati entro un paio di giorni, pena il loro deperimento. Ed è anche per questo che il loro costo non è proprio basso: tra i sei e gli otto euro al chilo. Come tutte le cose deliziose è quasi effimera, va colto l’attimo. Ma, non ci sono solo loro…
In Italia, tradizionalmente, abbiamo sviluppato metodi geniali per allungare il piacere di mangiarli: dall’essiccazione all’affumicatura, cuocendoli in forno lentamente e facendone quasi caramelle con una mandorla all’interno (e naturalmente non mancano Presìdi Slow Food che li tutelano), ma anche trovando il modo di mangiarli acerbi: in Calabria, in alcune comunità, si cuocevano e condivano in modo molto particolare e complesso, fino a farne una ricetta salata, per non buttare via il risultato del diradamento tardo-primaverile. Una ricetta quasi dimenticata.

Se andrete oggi in un qualsiasi supermercato, ma anche al mercato, troverete dei fichi bellissimi, quasi neri, grossi, invitanti. Vanno da otto a dieci euro al chilo e, siamo sicuri, vi farete tentare. Spiacenti: sono poco dolci e dalla consistenza strana. Provengono dalla Turchia, sono molto molto diffusi a livello commerciale. Ma perché? Perché sono belli? Perché sono grandi? No, perché incredibilmente si riescono a conservare per due settimane. Sarà una varietà particolare e non siamo certo sciovinisti con ciò che viene dall’estero, ma trovateci un fico italiano, o greco, o libanese, che si conservi così a lungo. Qualche trattamento l’avranno subito? Nel dubbio, cerchiamo un bell’albero di fico, sono ovunque.
Carlo Bogliotti
da La Stampa del 9 settembre 2023